“Pizzeria da Barbara, mi dica”“…”“Pronto?”
“Sì, scusi forse ho sbagliato.. È la Pizzeria la Favola?”“Sì, La Favola, da Barbara. Fa lo stesso”“Ah, no perché avevo un vostro volantino… Antiquato, pare”
Effettivamente, non era cominciata nel migliore dei modi.
Non avevo nemmeno voglia di pizza. O meglio, non volevo mangiarla.
Perché per me, rinunciare alla pizza è peggio che andare sulla cima della Tour Eiffel. Per me, che soffro di vertigini e per cui, tra parentesi, inerpicarmi su quel traliccio di ferro arrugginito ondeggiante non ha nulla di romantico.
Penso che il tutto dipenda da mia madre, che si è sparata fin troppo spesso Pizza&Birra nell’arco dei nove mesi in cui ero lì, placida e più o meno tranquilla, a ciondolarmi nel suo ventre.
Eppure, non volevo mangiare la pizza.
Solo perché sentivo il lievito anche nel mio lato B. E quando una donna sente lievitare il proprio lato B, non c’è specchio, parere maschile o bilancia che tenga. Diventiamo insopportabilmente fissate.
Ma, nonostante questo, avevo comunque dovuto ordinarla, perché padre e sorella erano in necessità di carboidrati.
Avevo scelto due pizze a caso, pensando ai gusti dei due affamati. Scanditi gli ingredienti uno ad uno, perché cambiando nome avevano cambiato anche pizze, avevo agganciato il telefono e mi ero messa ad apparecchiare. E a preparare la fin-troppo-sana-insalatona che mi spettava per pranzo.
Il dopo si è svolto più o meno come sempre.
Citofono.
Mezzo infarto da parte mia.
Cani scodinzolanti.
“Mi spiace, ho solo il 50, dovresti cambiarmelo”
“Non posso. Ho solo 2€”
No, frena il cavallo.
Possibile non avere il resto? Possibile presumere che io abbia i soldi contati?
Corsa in casa ho ravanato ovunque. Cassetti, jeans, borse, scrivania. Sono arrivata quasi alla cifra giusta, mancava un euro.
“Che facciamo?”
“Non so, se vuoi andiamo a cambiarli assieme.”
Corri in casa, liberati dell’enorme maglia da uomo e mettine una più consona, indossa le prime scarpe che trovi, prendi la borsa, i 50€ e corri fuori.
E dunque eccomi lì, nella macchina di Marco(?), la musica a palla, parlare del tempo, scherzare sull’accaduto.
Finché, tornata a casa, ho trovato i due affamati e mio padre ha avuto anche il coraggio di rimproverarmi, perché non avevo ancora finito di apparecchiare. E mi sono accorta di non avere il reggiseno.
Holy s**t!
Come trasformare una serena serata in uno stress! 🙂
In realtà, era più un mezzogiorno di fuoco 😉
(anche se mezzogiorno era passato da un pezzo)
🙂
No, non è così strano che non abbiano i soldi da cambiare te lo assicuro. Quando lavorai al supermercato ci davano gli spicci ma dovevamo arrangiarci, e sen nn li avevamo? cazzi! E ti parlo di un grossi supermercato alimentare in zona turistaica in piena estate, pensa te!
Ma in tutto questoi dov’è finito il reggiseno?! Io a mapena riescoa starci senza di notte…
Caspita. Pensavo che rifornissero le casse. Dev’essere un macello!
Quando stavo in Farmacia andavo alla Banca accanto a cambiare le banconote in rotoli e rotoli di monetine per avere il resto…
Tempo fa anch’io non lo toglievo mai, mentre ora se sono a casa spesso non lo metto. Perché indosso delle maglie extrasuperlarge comodissime, perciò anche se mi vede qualcuno, non si nota.
Il problema è che poi mi sono cambiata con una bella maglietta piuttosto aderente e con scollo a v.
Meno male che non mi sono accorta della mancanza quando ero in macchina del PizzaBoy, sai che imbarazzo altrimenti ^//^
EH ma li passano gli astucci con lemonete della banca, ma in un grosso supermercato,con decine di casse capisci che spariscono subito non è come in farmacia, quindi sei una farmacista?
Mh, non proprio.
Studio CTF 🙂
Ma almeno Marco era carino??
Un po’ tamarro-land, ma molto simpatico..
Anch’io giro sempre reggiseno, dov’è il problema?
Volevo scrivere senza reggiseno ma evidentemente wordpress ha cancellato la parola perché pensa che non sia vero XD
In effetti non ci credo manco io xD
Ricordo la scena a un distributore di benzina. C’erano ancora le lire. Sette e mezza del mattino, appena aperto. Il tizio fa rifornimento, dieci o ventimila. Poi sgancia il centone. Mi spiace, gli risponde il ragazzo, a quest’ora non ho il resto. E’ un problema vostro, risponde il tizio, io i soldi ce li ho, se lei non li accetta prendo e me ne vado. E’ uscito il titolare. Han chiesto a me e a un altro sul piazzale se avevamo da cambiare. Niente da fare. Sono rimasti a parlare. Il tizio aveva fretta e si stava innervosendo.
Non so come sia finita.
Un racconto senza finale..
Non sei un po’ curioso anche tu?
Io il reggiseno è una cosa che non dimentico davvero mai.
Mhmh in effetti c’era da aspettarselo..
Davvero? Da cosa?
Intuito. Se pensando a sdraiarti su un prato non puoi fare a meno di un plaid, non puoi essere qualcuno che dimentica il reggiseno.. Sbaglio?
Allora devo dirti che sono uno pronto a rotolarsi su una spiaggia, con i vestiti “migliori”, in qualsiasi momento (purché sia magico), con la sabbia che si infila dappertutto (e che non andrà via per settimane), ecco, è solo che il pensiero del plaid (che poi quello in foto è il MIO plaid) sull’erba lo trovo così romantico…
Non volevo togliere nulla al TUO plaid, sia chiaro. È un bellissimo plaid e sono sicura che sappia essere anche molto romantico 🙂
Oh, mica sono permaloso, o geloso del plaid, eh! 😛
Bello pure il tuo reggiseno, quello che è rimasto nel cassetto, dico.
Grazie 🙂 in effetti è un po’ particolare
Eh, sì, mi piace per quello. Proprio per la sua particolarità.